Almeno 500 giaguari hanno perso la vita oppure il loro habitat negli incendi dell’Amazzonia

Gli incendi che hanno devastato la foresta amazzonica in Brasile e in Bolivia, quest'anno hanno bruciato habitat naturale o la vita, di almeno 500 giaguari tra adulti e cuccioli.

Lo hanno affermano gli esperti di Panthera, l’organizzazione mondiale per la conservazione dei grandi felini selvatici. “Il numero di giaguari senza habitat o morti, è senza dubbio aumentato da quando è stata rilasciata la stima di Panthera e continuerà ad aumentare fino all’arrivo della pioggia”, – ha detto in un comunicato Esteban Payan, Direttore regionale dell’organizzazione  per il Sud America.

Per stimare il numero di giaguari colpiti, i ricercatori di Panthera hanno studiato e misurato l’area totale dell’habitat del giaguaro, quindi hanno sottratto da essa le aree bruciate segnalate dall’Istituto Nazionale Brasiliano per la Ricerca Spaziale (INPE) e dalla Segreteria Ambientale dell’ufficio del Governatore di Santa Cruz , Bolivia. Il calcolo combinato stima una densità di popolazione di 2,5 giaguari per 100 chilometri quadrati.

“La densità delle popolazioni di giaguaro nell’Amazzonia centrale, riportato nei miei studi, riguarda più di 3 animali in 100 chilometri quadrati. Quindi, questa tragedia ha colpito come minimo 500 giaguari”, – ha detto Payan.

In Bolivia, in particolare, gli incendi hanno finora distrutto oltre 2 milioni di ettari di foreste in un’area di habitat specifica del Sud America. Una vasta zona che Panthera ha identificato con la più alta densità prevista di felini sul continente. Alcune parti del paesaggio urbano della Bolivia ospitano otto specie di felini, tra cui:

  • il giaguaro,
  • il puma (Puma concolor),
  • l’ocelotto (Leopardus pardalis),
  • il margay, detto anche gatto di Wied (Leopardus wiedii),
  • il gatto tigre, (Leopardus tigrinus),
  • il jaguarundi (Herpailurus yagouaroundi),
  • il gatto di Geoffroy (Leopardus geoffroyi
  • il gatto delle Pampa noto anche come colocolo, (Leopardus colocola).
Gatto Pampas

Tutti questi animali sono stati coinvolti nel vasto incendio che ha colpito l’Amazzonia e di questo dobbiamo ringraziare il Presidente del Brasile Bolsonaro. Lui stesso ha reclamato la sovranità del Brasile sull’Amazzonia, essendo territorio brasiliano, sottolineando come sia sbagliato considerare l’Amazzonia “patrimonio dell’umanità”. In buona sostanza ha dichiarato, con parole consone al congresso a cui ha preso parte, di volere gestirla come preferisce, e di non accettare ingerenze esterne.

Ha anche affermato che non è vero che l’Amazzonia sia il “polmone del mondo”, sminuendone l’importanza dal punto di vista ambientale e climatico. Dal punto di vista legale il presidente Brasiliano ha tutto il diritto di esercitare la propria sovranità sulla foresta, e di disporne a proprio piacimento. Un “padrone a casa nostra”. Al mondo dunque non resta che assistere inerme alla devastazione totale della foresta amazzonica.

Gatto tigre

Questa situazione evidenzia i limiti del “nazionalismo”; ci sono questioni di interesse e rilevanza mondiale che non possono essere delegate ai singoli governi. Le risposte e le azioni in ambito ambientale dovrebbero essere mondiali. Devono essere fissate delle regole, ma soprattutto deve essere imposto il rispetto delle stesse, visto che gli accordi internazionali vengono costantemente e immancabilmente elusi. I livelli di distruzione del pianeta sono tali che non possiamo più consentire alle singole nazioni di dire “dentro i miei confini faccio come mi pare”. Ci vuole una regia mondiale, un consesso composto da rappresentanti di tutte le nazioni che conduca il mondo  verso una riconversione ecologica.

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