Fieragricola di Verona: in Italia si mangia sempre meno carne, calano anche le importazioni

Si abbassa il consumo di carne in Italia, con il calo dei consumi interni.

«Se è vero che i consumi pro capite di carne bovina sono passati da 25 a 17 kg fra il 2005 e il 2015, due dati possono essere considerati positivi: la fine del crollo dei consumi nel 2016 e un’erosione dei consumi che colpisce maggiormente le carni provenienti dall’estero rispetto a quelle prodotte in Italia». Lo scrive Maurizio Tropeano de Il Mattino.

Gli organizzatori di Eurocarne, il salone internazionale dedicato alla filiera delle carni che per la prima volta si svolgerà in concomitanza con Fieragricola di Verona (31 gennaio – 3 febbraio 2018) sottolineano gli aspetti positivi dello studio realizzato da Ismea di un trend che dal 2011 registra la diminuzione del consumo di carne da parte degli italiani. E i numeri confermano questa interpretazione: fra il 2014 e il 2016 i consumi di carne italiana sono passati da 10,4 a 10,2 chilogrammi pro capite, mentre per la carne bovina estera è scesa da 7,40 a 6,90 chili pro capite. «Il segno – spiegano – di una maggiore maturità del consumatore in termini di scelta e di valorizzazione delle produzioni nazionali».

In ogni caso se si prende in esame l’andamento dei consumi negli ultimi cinque anni si può evidenziare una diminuzione del 12 per cento.
E il dato è negativo per tutti i tipi di carne con perdite più marcate per maiali (- 5%), conigli (-5%) e di vitello (- 6%). Più contenuta la diminuzione per ovini e caprini (-1%), bovino adulto (-2%), tacchino (-2%) e pollo (-2%). L’anno scorso, comunque, gli acquisti delle famiglie italiane hanno privilegiato le carni avicole (34%) e quelle bovine (33%). Poi ci sono i suini (21%), agnelli e capre (2%) e infine i conigli (2%). Il comparto delle carni a livello nazionale vale oltre 30 miliardi di euro, il 15% circa del fatturato dell’industria agroalimentare. La spesa domestica degli italiani per le carni rappresenta, secondo l’ultimo rapporto di Ismea, è pari al 10,1% del totale agroalimentare.
Secondo il report di Ismea il tasso di approvvigionamento, che supera di poco il 55% ed è in lieve crescita sul 2015, è il più basso tra i prodotti agroalimentari. Il saldo della bilancia commerciale è tra i più negativi delle filiere agricole, tra vivi e carni nel corso del 2016 il saldo è di 2361 milioni. Nel 2016 sono aumentati del 6% le importazioni dei capi da ristallo, dopo quattro anni di contrazione dell’import.
Secondo il rapporto Oecd-Fao, la produzione mondiale di carne bovina è in crescita del 2% e nel 2017 si avvicinerà a 62 milioni di tonnellate. Gli incrementi si avranno grazie alle produzioni di Stati Uniti, Argentina, Brasile e dell’Asia. L’Unione Europea è il secondo produttore mondiale, ma registra una contrazione pressoché costante del numero degli allevamenti da carne e, di conseguenza, della produzione di carne bovina. Fra le cause di questo trend in negativo ha una certa rilevanza la stagnazione del consumo interno.
La sfida congiunta di Eurocarne e Fieraagricola si inserisce in questo scenario.

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