Ce lo aspettavamo e così è stato. Il governo ha votato no alla carne coltivata. Sarà vietato in Italia produrre alimenti derivati da colture cellulari o tessuti di animali vertebrati. Lo ha comunicato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che ha discusso il ddl al Consiglio dei ministri di martedì 28 marzo. Al momento, la bozza prevede sanzioni da 10 a 60mila euro, oppure fino al 10% del fatturato totale annuo, per chi produce, vende, distribuisce o somministra alimenti, bevande e mangimi realizzati in laboratorio partendo da cellule animali.
Una decisione che sembra volta a favorire le categorie che sfruttano gli animali a discapito della sostenibilità ambientale. Il no alla carne coltivata o sintetica come la si voglia chiamare, è stato così giustificato: “lo status della ricerca e della sperimentazione degli alimenti sintetici sembra essere a una fase embrionale” e pertanto non si sarebbe nelle “condizioni, scientifiche soprattutto, di poter escludere che tali alimenti prodotti artificialmente, non abbiano delle conseguenze negative per la salute degli esseri umani”.
In realtà, la prima azienda a ottenere il via libera dal dipartimento della Salute degli Stati Uniti per commercializzare la carne coltivata in laboratorio, sta testando i suoi prodotti sugli esseri umani già da sette anni. Mentre a Singapore si mangia carne sintetica della startup Eat Just, di San Francisco, già dal 2020.
Inoltre per Lollobrigida non ci sarebbero “evidenze scientifiche che dimostrino potenziali vantaggi per l’ambiente” e anzi gli “scienziati e i ricercatori” metterebbero in guardia dai “rischi che tale produzione industriale potrebbe arrecare ai sistemi agricoli”.
L’ultimo studio del centro di ricerca indipendente Ce Delft, certificato dall’Unione europea, sostiene che la carne coltivata in laboratorio potrebbe ridurre le emissioni di gas serra del settore del 92% grazie all’uso delle energie rinnovabili, produrre il 93% in meno di inquinamento, ridurre del 95% il consumo di suolo e del 78% quello di acqua. Questo fatto potrebbe portare più più spazio e risorse per l’agricoltura.
Il ddl cita anche il problema della presenza di possibili antibiotici presenti all’interno della carne coltivata in laboratorio, per garantire ambienti di crescita sterili. In realtà, essendo molto più controllata della carne convenzionale, la carne sintetica è quasi completamente non esposta a sostanze chimiche tossiche come pesticidi o funghicidi, presenti invece nei mangimi o nell’erba degli allevamenti e gli antibiotici sono ampiamente usati anche nell’industria della carne da allevamento intensivo, tanto da aver richiesto più volte l’intervento dei legislatori per limitarne l’applicazione.
LASCIA UN COMMENTO