“Chi è il nemico numero 1 a Trento?” Chiede in modo provocatorio Bernini sulla sua pagina Facebook.
“Non è un terrorista dell’ISIS, ma un orso, nome in codice M49, che è riuscito a scappare dal Centro Casteller struttura elettrificata in cui era detenuto (manco Al Capone).”
“Come fa un orso a scappare da una struttura con autorizzazioni ministeriali alla detenzione di animali pericolosi? Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e Sergio Costa devono assolutamente ritirare le autorizzazioni a questa struttura, ne va dell’incolumità delle persone, inoltre dovrebbero richiedere le prove dell’avvenuta cattura e detenzione, dato che sembra solo un pretesto per uccidere un innocente.”
Il Trentino ha usufruito dei soldi pubblici per la tutela degli orsi inseriti nel progetto Life Ursus nato nel 1996, con lo scopo di salvare dall’estinzione l’orso bruno del Brenta ma da accolto, il plantigrado è diventato l’animale da sterminare.
Il progetto Life Ursus non conta più nulla
Il Presidente dell’associazione Difesa Protezione Animali ha tratto le sue conclusioni – “Ci sono degli incompetenti che hanno speso milioni di euro pubblici, anche europei, per reintrodurre questa specie con il progetto “Life Ursus” (non lo hanno voluto gli animalisti ma le Amministrazioni pubbliche) in un’area dove era sull’orlo di estinzione, per poterlo utilizzare come cartina torna sole per il turismo, poi cacciarlo alla prima, ovvia, difficoltà, nel momento in cui l’orso fa l’orso.”
“L’orso é fauna particolarmente protetta nonché patrimonio indisponibile dello Stato, nonostante l’emanazione di normative illegittime e chiaramente anticostituzionali. Almeno fino a quando l’indipendenza regionale in Italia non sarà modificata.”
Irresponsabilità del Casteller
“Per ora l’orso appartiene a tutti i cittadini italiani e difendere la sua incolumità, il suo diritto alla vita e la sua libertà sono un dovere morale e civile oltre che compiti chiaramente stabiliti per legge. Se è vero che è stato catturato e condotto presso la struttura di Casteller (destinata alla riduzione in cattività degli orsi reintrodotti che in natura hanno fatto semplicemente gli orsi) é evidentemente chiaro che non avesse in funzione la corrente elettrica delle recinzioni, per caso o per dolo é comunque diretta responsabilità di chi ha messo in pratica la cattura e di chi gestisce la struttura.
È evidente che per un orso scalare 4 metri di recinzione sia facilissimo e perfettamente naturale.”
“Quindi ne consegue che la struttura stessa e la sua gestione non siano sicure per la tutela della salute e dell’ incolumità pubblica e per questo non possano rispondere alla legge 150/92 (nonché alla legge 73/05) quindi gli si deve ritirare il titolo autorizzativo.
Inoltre rammento che non esiste alcun presupposto legittimo per la cattura dell’orso, figuriamoci per l’abbattimento a vista. Le responsabilità secondo la normativa vigente sono chiare, chiediamo semplicemente che vengano rispettati i principi di gerarchia delle norme e dei ruoli che ne conseguono.
Si conta sull’intervento di Costa
Spero che il Ministro Sergio Costa faccia intervenire il nucleo Cites dei Carabinieri Forestali per indagare su questi strani avvicendamenti sperando che l’orso non sia già stato ucciso.“
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