Imperia – Il sindaco di Triora, Massimo Di Fazio, 45 anni, è stato arrestato ieri mattina dalla polizia postale con l’accusa di bracconaggio e utilizzo di armi da sparo non concesse. Il primo cittadino della cittadina ligure, si trova ora agli arresti domiciliari come disposto dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Imperia.
Secondo quanto contestato dalla Procura, avrebbe partecipato a battute clandestine di caccia al cinghiale. Ma quel che è grave è che nove anni fa gli era stato tolto il porto d’armi per reati di bracconaggio malgrado ciò ha usato il fucile ugualmente pur di cacciare il cinghiale. Un’ossessione, quella della caccia che gli è costata cara e ora Di Fazio dovrà rispondere anche dell’utilizzo del fucile.
Nel 2010 scappò al fermo dei carabinieri
Era l’8 maggio del 2010 quando Di Fazio venne arrestato con altri due compagni da caccia. Questo è quanto descritto al tempo dai militari dell’arma e riportato dalle cronache locali:
“Questa mattina alle 4.30 una pattuglia della stazione di Arma di Taggia ha organizzato un posto di controllo in località Morene. Nel buio della notte i militari notano arrivare un fuoristrada con tre persone a bordo vestite come se si trattasse di cacciatori ed immediatamente decidono di fermare la macchina per effettuare un normale controllo. Paletta fuori ed il conducente mette la freccia a destra per indicare che si sta fermando, accosta, supera il Carabiniere e riparte pestando l’acceleratore a fondo corsa!”
“Giusto il tempo di salire in macchina ed attaccare sirene e lampeggiante, una comunicazione via radio ed inizia l’inseguimento. Non è servita molta strada ai tre fuggiaschi per capire che i Carabinieri erano più veloci di loro e, dopo un paio di curve azzardate, l’autista del fuoristrada ha preferito fermarsi piuttosto che rischiare di stamparsi definitivamente da qualche parte. Una volta fermati i tre hanno optato per l’atteggiamento collaborativo e non hanno tentato ulteriori resistenze che avrebbero ancora peggiorato la loro posizione.”
“Immediatamente i militari hanno visto distesi nel baule due trofei di caccia ancora sanguinanti: due caprioli pronti per finire in pentola. Avevano anche: una carabina tedesca di precisione non presente nei registri delle armi (in quanto importata dalla vicina Francia senza alcuna denuncia), un silenziatore artigianale, bossolame vario, roncole, coltelli, puntatore laser e cannocchiale di alta precisione. Ulteriore aggravante: è stata poi evidenziata nella modifica dell’arma che è stata filettata sulla canna per poter montare il silenziatore e privata del calciolo per renderla più facilmente occultabile.”
I tre amici, furono processati per direttissima mentre i due caprioli vennero consegnati al servizio veterinario che li mise in celle frigorifere in attesa delle disposizioni della magistratura. La cosa più grave in tutta questa vicenda non è in se il bracconaggio ma che a guidare una città e ad essere ancora in carica come primo cittadino, sia un bracconiere che ha reiterato il reato di caccia da frodo e uso illegale di armi.
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