Trovato morto un delfino che nuotava da anni con una mutanda da donna impigliate nelle pinne

E’ cresciuto con l’elastico degli slip che gli perforava la pelle. Il delfino trovato morto sulle spiagge di Itapoá a Santa Caterina, al sud del Brasile, è stato ucciso da una trappola infernale abbandonata in mare dagli umani e dalla quale non è mai riuscito a liberarsi. 

Il delfino grigio è stato trovato morto con  una mutandina da donna attaccata alle pinne pettorali. Il team veterinario che ha recuperato il corpo dell’animale, ha raccolto dei campioni per poter svolgere ulteriori analisi che confermerebbero la causa della morte.

E’ molto probabile che il tessuto intrappolato abbia influenzato il quadro clinico generale provocando una debolezza cronica del delfino, compromettendo il nuoto, rendendo difficile la pesca e molte altre abitudini proprie del mammifero.

Secondo i medici, il delfino trovato morto sulla spiaggia era un esemplare di giovane femmina. Era lungo circa 1,4 metri e pesava 32,2 chili. Le mutande, secondo i ricercatori, erano attaccate “in profondità”, a livello cutaneo e anche osseo.

Secondo la veterinaria Giulia Gaglianone, il sospetto è che il delfino si sia impigliato nel tessuto quando era più giovane. “Il tessuto stava tagliando la pelle in modo tale che altra pelle è cresciuta intorno alla striscia di stoffa. Quando i bordi della pelle si sono toccati, hanno iniziato il processo di guarigione, ma la presenza del panno ha mantenuto le lesioni fistolizzate, cioè aperte ”, -ha detto la Gaglianone.

Oltre alle lesioni causate dal tessuto, l’animale ha mostrato segni di debolezza cronica come magrezza, polmonite grave e un gran numero di parassiti in parte dell’orecchio e nei polmoni. Il delfino aveva anche segni di reti da pesca intorno al viso e all’orifizio respiratorio.

Secondo i ricercatori, il processo di decomposizione dei tessuti è lento. Nel caso di tessuti naturali, come cotone, lino e seta, può durare mesi. Ma quando si tratta di tessuti sintetici, come il poliestere, il processo può richiedere centinaia di anni. “Negli oceani, i tessuti agiscono come reti da pesca, catturando accidentalmente, intrappolando e uccidendo varie specie marine”– hanno precisato gli studiosi. 

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