Il futuro dell’orso bruno marsicano, sottospecie endemica dell’Appennino, è ancora appeso a un filo. Secondo l’agenzia Dire, gli appena 50-55 individui rimasti, inseriti dall’Iucn nella categoria “in pericolo critico di estinzione”, sono infatti minacciati da tassi di mortalità ancora troppo elevati, che limitano l’espansione in nuovi territori idonei. L’espansione spaziale della popolazione di orso è indispensabile per allontanarla dal rischio estinzione, ancora oggi attuale nonostante gli sforzi di conservazione del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, del Parco nazionale della Majella, delle Regioni, del Wwf e delle altre associazioni.
Dal 1970 ad oggi sono stati 126 gli orsi rinvenuti morti. La causa di morte è rimasta ignota in 39 casi, pari al 31 % del totale, mentre è stato possibile accertarla in 87 casi, pari al 69% del totale. Per l’80% di questi, la causa di morte è stata, direttamente o indirettamente, l’uomo.
In 42 casi la causa di morte è stata il bracconaggio (con arma da fuoco, avvelenamento o laccio), fortunatamente in netto calo negli ultimi anni, mentre in 19 casi gli orsi sono stati vittima di investimento lungo strade o ferrovie, che insieme alla presenza di aree intensamente coltivate contribuiscono alla frammentazione ambientale, sfavorendo il movimento dei giovani orsi (in particolare delle femmine) verso nuove aree idonee da colonizzare. Addirittura, ben 5 orsi (2 femmine e 3 cuccioli) negli ultimi 10 anni sono morti annegati in una singola vasca per la raccolta dell’acqua piovana in alta quota.
Da addebitare all’uomo è anche il rischio di trasmissione di patologie tra il bestiame domestico e l’orso (tubercolosi bovina in primis) e tra i cani e l’orso (cimurro, parvovirus, adenovirus).
La caccia sarà estesa anche nei territori protetti
Ora anche un’altra minaccia mette ulteriormente a rischio la conservazione del plantigrado: la Regione Lazio ha recentemente approvato, con determina dirigenziale n. G08711 del 22.07.2020, l’istruttoria per la proposta ridurre l’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise di oltre trecento ettari, che rischiano di diventare 800 se verranno accolte ulteriori richieste di alcuni comuni, e per di più con la recente norma regionale n. 1 del 27 febbraio 2020, ha esteso anche ai cacciatori non residenti nei comuni del Parco il diritto di caccia nell’Area contigua, in palese conflitto con la Legge quadro n. 394/91 sulle aree protette. Tali delibere aumentano il rischio di uccisioni accidentali, e per questo verranno impugnate dal Wwf e numerose altre associazioni.
Le indicazioni del WWF
I tre macro- obiettivi necessari a salvare l’orso bruno marsicano dall’estinzione, secondo il Wwf, sono: riduzione della mortalità accidentale di origine antropica, incremento numerico della popolazione ed espansione dell’areale nell’Appennino centro-meridionale. Per farlo, è necessario creare corridoi sicuri di espansione, far lavorare sempre più insieme le aree protette e le istituzioni interessate, e poi regolamentare in modo più stringente attività venatoria, mettere in sicurezza strade e autostrade, regolare il pascolo brado, migliorare la coesistenza tra il plantigrado e le attività economiche come la pastorizia, sconfiggere il bracconaggio e ridurre le fonti alimentari che sono alla base delle incursioni dell’orso in aree abitate, e dunque dell’inasprimento dei potenziali conflitti tra l’uomo e l’orso.
Azioni che il Wwf già promuove e porta avanti da anni, così come da tanti altri enti impegnati nella conservazione dell’orso, assieme ad azioni sensibilizzazione e informazione, rilanciate grazie al progetto “Orso 2X50”, avviato nell’aprile 2019 con l’ambizioso obiettivo di raddoppiare la esigua popolazione di orso bruno marsicano entro il 2050, dai 50 attuali ad almeno 100 individui.
Molte delle azioni di conservazione sono state sperimentate, e vengono tuttora implementate nell’Oasi Wwf Riserva Regionale Gole del Sagittario, un importante corridoio ecologico di connessione tra l’areale centrale della specie e altre aree appenniniche ad elevata idoneità per l’orso.
“Gli orsi necessitano di grandi spazi, di aree di alimentazione tranquille e diffuse sul territorio, di aree idonee per la riproduzione e lo svernamento. Per questi motivi, solo un approccio complessivo può incrementare le probabilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano- spiega il direttore scientifico del Wwf Italia, Marco Galaverni-. Ecco perché il Wwf è impegnato da anni in attività concrete sul territorio (messa in sicurezza di strade e vie di comunicazione, supporto ad allevatori e apicoltori tramite misure di prevenzione dei danni, dialogo costruttivo con le Istituzioni interessate, etc.). Di recente il Wwf è impegnato anche nel progetto transnazionale ARCPROM-“Bentornato Orso gentile” (nell’ambito del progetto LIFE18 NAT/GR/000768) per favorire la convivenza tra uomo e orso nel Parco della Majella e nelle aree protette in Grecia dove il plantigrado vive.
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