Vittoria degli animalisti contro il sindaco: il Tar Veneto ordina la chiusura dell’allevamento di visoni di Villadose

L'allevamento di visoni di Villadose dovrà chiudere: il Tar del Veneto ha accolto il ricorso di Lav e di Essere Animali.

Rovigo – Con il deposito della sentenza il Tar Veneto ha accolto il ricorso delle associazioni Lav e Essere Animali contro l’insediamento di un allevamento di 11mila visoni a Villadose. 

L’allevamento, sorto tre anni fa a un solo km dal centro del paese e a soli 45 metri dalle abitazioni, dovrà cessare l’attività.
“La sentenza del Tar Veneto sia uno stimolo per Governo e Parlamento a esaminare le proposte di Legge per introdurre in Italia il divieto di produzione di pellicce. Nel nostro paese il numero degli allevamenti è drasticamente calato negli anni e l’industria della pellicceria è in crisi, grazie alla presa di coscienza dei consumatori rispetto alla sofferenza degli animali”,- hanno affermano Lav ed Essere Animali”.

“Il ricorso – prosegue l’ufficio stampa di Lav – è stato presentato contro il Comune di Villadose, la Regione Veneto, l’Azienda Ulss N. 5 Polesana e nei confronti dell’azienda agricola che ha inizialmente richiesto la conversione dell’allevamento da bovini a visoni e dell’impresa che lo ha poi rilevato. La sentenza del Tar Veneto censura il comportamento del Comune, che durante l’iter burocratico per l’autorizzazione, non ha ritenuto di acquisire agli atti dall’allevatore tutta la documentazione necessaria per effettuare una valutazione completa e corretta”.

“In particolare, il Comune non ha qualificato l’allevamento come intensivo – prosegue l’analisi di Lav – evitando quindi di applicare la disciplina sulle distanze delle abitazioni rispetto agli allevamenti intensivi prevista dalle norme regionali. Basti pensare che le prime case sorgono ad appena 45 metri dalla struttura. Già questo motivo sarebbe stato sufficiente per non autorizzare il cambio d’uso della struttura. Inoltre, l’allevatore non ha dimostrato le modalità con cui sarebbero state smaltite le deiezioni e nel giudizio davanti al Tar Veneto sono emerse delle evidenti contraddizioni: in un punto veniva indicato che lo smaltimento sarebbe avvenuto tramite ditte specializzate, mentre in altri punti si spiegava che sarebbero state sparse sul suolo, senza però allegare il piano di utilizzazione agronomica richiesto dalla legge”.

“In verità Essere Animali e Lav hanno dimostrato che le deiezioni e gli altri scarti prodotti dagli allevamenti di visoni non vengono smaltiti sui campi e questo è il motivo principale per il quale l’allevamento va considerato di tipo intensivo. Il Comune non ha nemmeno verificato la conformità della concimaia utilizzata per lo stoccaggio temporaneo delle deiezioni alle normative di settore. In aggiunta, l’allevamento andava classificata come ‘industria insalubre di prima classe’ e quindi sarebbero state necessarie ulteriori verifiche igienico-sanitarie, prima di poter avviare l’attività”.

“Su questo versante, il Tar Veneto ha valutato che il Comune non ha provveduto a sollecitare l’Azienda Ulss N. 5 Polesana, né l’Arpav, per chiedere approfondimenti in merito, ritenendo erroneamente che il loro parere fosse superfluo. Infine, il Comune ha inizialmente richiesto una valutazione sull’impatto olfattivo dell’allevamento ma in seguito ha rinunciato ad acquisirla, nonostante sia provato che i visoni emettono emissioni olfattive 9 volte superiori rispetto a quelle dei
bovini. Con il ricorso, le associazioni hanno dimostrato anche i rischi legati alla diffusione sul territorio del visone americano, specie carnivora alloctona, oltre all’impatto ambientale di questi allevamenti.”

“Ringraziamo l’avvocato Matteo Ceruti per l’eccellente lavoro svolto – affermano Essere Animali e Lav. – “Con la sentenza del Tar Veneto l’allevamento di visoni di Villadose dovrà chiudere. In Italia ne rimangono attivi circa una ventina, situati, oltre che in Veneto, principalmente in Lombardia ed Emilia-Romagna. LAV e Essere Animali da tempo chiedono l’introduzione di un divieto nazionale di allevamento di animali da pelliccia, sulla base di motivazioni etiche, scientifiche e sociali. L’industria della pellicceria è in forte crisi. Grazie alle scelte dei consumatori, sempre più sensibili nei confronti della sofferenza degli animali sfruttati per la produzione di pellicce, il mercato sta subendo una significativa contrazione con importanti crolli delle vendite in tutti i canali distributivi”.

“In Europa ben 13 paesi hanno già abolito gli allevamenti. Ma nonostante ciò, in Italia l’attività continua ad essere consentita e anche quest’anno, proprio verso fine novembre, inizieranno negli allevamenti le uccisioni di 145 mila visoni”.

 

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