Unaitalia denunciata per pubblicità ingannevole sul pollo: ha nascosto i rischi al consumatore

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In questi giorni Unaitalia (Unione nazionale filiere agroalimentari carni e uova) ha lanciato la campagna

6 verità sul pollo (che gli italiani ancora non sanno)”,  per sensibilizzare i consumatori sui valori nutrizionali di questo alimento. La campagna di promozione,

è caratterizzata dall’intervento video di sei esperti di nutrizione, salute e sicurezza alimentare che “fanno finalmente chiarezza e raccontano le 6 verità sul pollo…. che gli italiani ancora non sanno”

Tale campagna risulta essere ingannevole e fuorviante in quanto i messaggi informativi risultano essere non corretti e non corrispondenti alla verità inducendo il consumatore a scelte dannose per la propria salute.

a) Il pollo italiano è allevato a terra, vero Ma il problema è che vengono allevati in condizioni di sovraffollamento con  una  densità che varia da 15 a 23 animali per mq. ogni pollo ha uno spazio vitale corrispondente alla dimensione di un foglio A4. Non è vero quindi che “polli e tacchini possono liberamente razzolare in grandi capannoni particolarmente spaziosi e luminosi.” come asserito da Alessandro Cecchi Paone nella qualità di giornalista-divulgatore scientifico .

b) Il pollo che mangiamo è solo made in Italy: falso. Non basta leggere le etichette per capirne la provenienza, infatti l’indicazione di provenienza della carne è obbligatoria solo per il bovino (che deve mostrare luogo di nascita e allevamento), mentre per i polli non è obbligatoria l’indicazione del luogo di nascita. Solo dal primo aprile di quest’anno nei paesi dell’Unione Europea, per i polli, suini, ovini e caprini è obbligatorio indicare il paese dove gli animali sono stati allevati e macellati (non dove sono nati). Questo in attuazione del regolamento europeo 1337/2013, attuativo del Regolamento della Commissione Europea 1169/2011, Non è vero che il 99% del pollo che viene consumato in Italia è nato e allevato nel nostro paese. Tra l’altro l’Italia non è un paese a vocazione avicola. Afferma il Dott. Maurilio Calleri, medico veterinario, membro Limav

c) Il pollo italiano Non cresce ad antibiotici: falso. Come riportato da un recente reportage del Tg24 Sky “Sicurezza alimentare:pollo ed antibiotici. Il reportage”  uno studio della rivista Nature posiziona l’Italia al primo posto tra gli stati europei per il consumo di antibiotici negli allevamenti, nonostante nel nostro Paese sia vietato utilizzarli in forma preventiva. La quasi totalità degli allevatori utilizzano mangimi medicati (cioè mangimi integrati con l’aggiunta di antibiotici) e non per favorire la crescita, ma per prevenire eventuali malattie infettive che se trasmissibili possono sterminare un intero allevamento di di polli. In verità non vengono rispettati neanche i “tempi di sospensione”, che è quel periodo di tempo che deve passare dopo la somministrazione del medicinale, perchè l’animale venga macellato. Secondo un’indagine svolta recentemente da Altroconsumo “Resistenza agli antibiotici: ritorna l’allarme”  nell’ultima inchiesta nell’ambito specifico dell’avicoltura su un campione di 45 polli reperiti nei mercati di Milano e Roma, l’85% delle carni ha dimostrato la presenza di antibiotici.

Se si ammala un pollo in un capannone, ammette un veterinario  della filiera Unaitalia, vengono somministrati antibiotici a tutti. L’Istituto Zooprofilattico di Roma che fa i controlli sul pollame, ammette che l’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti è un rischio noto. E i polli sono selezionati geneticamente per crescere in maniera abnorme e innaturale con scompensi di immunodeficienza.

Secondo l’Oms, l’antibiotico resistenza, ovvero la capacità di un batterio di resistere ai farmaci antibiotici, provoca, solo in Europa, 25 mila morti l’anno. L’uomo sta diventando sempre più immune ad alcuni antibiotici e una delle cause è proprio l’impiego della penicillina negli allevamenti  di animali da macello, in modo particolare negli allevamenti di polli.

Se non si prendono le dovute precauzioni, dunque, consumare carne contaminata da questi superbatteri aumenta la probabilità di non riuscire più a curare le malattie umane con gli antibiotici.

“Far passare, pertanto, il messaggio circa le proprietà salutistiche e benefiche che porterebbe l’assunzione di carne alimentare di pollo da allevamento non solo è ingannevole ma anche e soprattutto dannoso per la salute dei consumatori. Resto non poco sorpreso della video-dichiarazione del Dott. Guido Grilli, ricercatore presso il dipartimento di scienze veterinarie e sanità pubblica dell’Università degli studi di Milano e presidente della Società italiana delle patologie aviarie, smentito puntualmente dai dati scientifici che indicano essere proprio l’Italia tra gli stati membri ad avere la percentuale più elevata di polli  contaminati destinati sulla tavola dei consumatori con ben l’84% dei campioni esaminati. E’ inaccettabile che Grilli nel ruolo ricoperto non conosca la realtà dei fatti. – dichiara il presidente del Partito Animalista Europeo, Stefano Fuccelli –  Per questi motivi abbiamo oggi denunciato all’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Tutela del Consumatore la pubblicità ingannevole di Unaitalia con la richiesta di censura. ”

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