Uccisa a fucilate un’altra regina dei cieli nel Parco dei Sibillini: è la terza aquila colpita

Un bellissimo esemplare di aquila reale è stata uccisa a colpi di fucile. Chi lo ha fatto non ha avuto pietà per l'ennesima aquila, la terza colpita dal fucile di una qualche mente bacata. 

Fermo – L’aquila reale è stata uccisa a fucilate all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, a Montefortino, nella valle del Tenna, provincia di Fermo. L’Ente Parco ha riferito che i tecnici hanno rinvenuto nei giorni scorsi l’esemplare maschio a terra ormai privo di vita. Una volta recuperata, la carcassa è stata trasferita all’ospedale veterinario universitario didattico di Matelica per effettuare le prime indagini. Con una radiografia è stato accertato che nei tessuti dell’animale erano presenti quattro pallini di metallo riconducibili ad una cartuccia da arma da fuoco.

Ulteriori approfondimenti diagnostici si stanno svolgendo presso il laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche. Quel che è certo è che qualcuno ha sparato a questo esemplare, appartenente verosimilmente ad una delle 5 coppie attualmente nidificanti all’interno dell’area protetta. Si tratta, in 15 anni, del 3° caso accertato nel territorio del Parco di aquile ferite con arma da fuoco. Le altre due erano state salvate ma dopo le cure non sono più state in grado di volare e sono tutt’ora costrette a vivere rinchiuse in una voliera.

Con una apertura alare di oltre due metri, l’aquila reale è la vera regina dei cieli dei Sibillini. Oltre a costituire un indiscutibile elemento di valorizzazione del territorio, svolge un importante ruolo di regolatrice degli ecosistemi perché si nutre non solo di mammiferi ed uccelli ma anche di carcasse di animali, selvatici e non, contribuendo a ridurre il rischio di diffusione di malattie infettive.

L’aquila reale ha rischiato l’estinzione fino a diventare specie protetta anche a livello comunitario. Oggi nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini vivono 5 coppie nidificanti che costituiscono il principale nucleo dell’intero Appennino umbro marchigiano. Tra le principali cause di morte ci sono però, purtroppo, ancora quelle legate all’uomo, tra cui il bracconaggio, l’uso di esche avvelenate e la folgorazione sulle linee elettriche.

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