Uccelli marini verso l’estinzione: dal 1950 popolazioni ridotte del 70%

birds_on_sea-HDL’inquinamento, i cambiamenti climatici, e più in generale le attività umane, stanno progressivamente annientando la biodiversità del nostro pianeta. Uno studio condotto da un team di ricercatori della University of British Columbia ha ora dimostrato che anche le popolazioni degli uccelli marini dell’intero globo, dal 1950 ad oggi, si sono ridotte del 70%. Il fenomeno, evidenziano gli esperti sulle pagine della rivista scientifica PLoS ONE, è strettamente legato al declino degli ecosistemi marini.

Volatili marini verso l’oblio – Michelle Paleczny, studente della UBC e ricercatore impegnato nel Sea Around Us project ha preso in esame oltre 500 colonie di volatili – che rappresentano il 19 per cento della popolazione globale di uccelli marini – e scoperto che le stesse avevano subito un crollo del 69,6 per cento, equivalente a una perdita di circa 230 milioni di esemplari in un lasso di tempo di 60 anni.
Le attività umane sono la prima minaccia – “Nulla come gli uccelli marini – ha commentato Paleczny – è in grado di descriverci lo stato di salute degli ecosistemi marini. Il declino registrato è un chiaro segnale d’allarme, ci dovrebbe far comprendere che qualcosa non sta andando come dovrebbe”. L’eccessivo sfruttamento delle risorse di pesca – da cui gli uccelli dipendono -, le ingenti quantità di plastica che finiscono in mare, l’inquinamento da idrocarburi, l’arrivo di specie aliene che entrano in competizione con quelle endemiche sono soltanto alcuni dei fattori che hanno causato il declino dei volatili marini, ma tutte sembrano esser collegate alle attività dell’uomo.
Servono risposte e azioni urgenti – “Il nostro lavoro – ha commentato il ricercatore – dimostra quanto sia importante fare uno sforzo, a livello globale, per salvaguardare tutte le specie di uccelli marini. Il non agire si sta ripercuotendo, con effetti evidenti, sugli ecosistemi costieri e marini”.

 

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