Con un comunicato stampa la LAV annuncia il TAR del Lazio nell’udienza svoltasi a porte chiuse il 19 maggio, ha consentito la ripresa degli esperimenti sul cervello dei macachi, previsti dal Progetto dopo che lo scorso gennaio dal Consiglio di Stato, che aveva ritenuto prevalente l’interesse della LAV alla tutela degli animali.
“Si tratta di una battuta d’arresto che certo non ferma la nostra battaglia – afferma LAV – ricorreremo al Consiglio di Stato, che speriamo si pronunci al più presto, accogliendo le nostre fondate ragioni giuridiche e scientifiche, come già evidenziato quanto abbiamo ottenuto la sospensione del progetto”.
Il Consiglio di Stato, infatti, già a gennaio aveva dato ragione alla LAV, ribaltando la sentenza del TAR del dicembre 2019 e ordinando la sospensione del terribile esperimento; la Direzione Generale del Ministero della Salute, secondo il Grado Supremo della Giustizia Amministrativa, non è riuscita a provare l’impossibilità di trovare alternative a una sperimentazione considerata invasiva sugli animali.
Da mesi LAV era riuscita a fermare i test grazie anche all’appoggio dei consulenti scientifici di OSA evitando agli animali immobilizzazioni e deprivazioni. “Nel corso delle ultime fasi processuali sono emerse realtà scioccanti – ha detto LAV – che confermano come quanto abbiamo denunciato sia la punta dell’iceberg.”
Ci sarebbero dei fattori non a norma da che non sono stati considerati: dalla dimensione delle gabbie, alle schede relative ai trattamenti farmacologici subiti dagli animali. Inoltre due macachi sono stati rimandati indietro e sostituiti come fossero oggetti mesi dopo l’inizio del progetto. Per mesi sono rimasti in gabbia senza motivo.
Secondo i ricercatori LAV è responsabile del ritardo del progetto che prevede di accecare i macachi ma la Lega Anti Vivisezione, ribadisce che non sono state rispettate le leggi che prevedono norme adeguate e inutili sofferenze verso gli animali.
“Ci aspettano mesi di duro lavoro” – conclude LAV – “in attesa dell’udienza al Consiglio di Stato, ma possiamo contare sul sostegno dei cittadini: sono più di 432 mila quelli che hanno già firmato la petizione che chiede al Ministro della Salute Speranza la revoca dell’autorizzazione al progetto perché gli italiani sono sempre più consapevoli dei quanto lo sfruttamento degli animali e dell’ambiente, siano alla base della drammatica emergenza sanitaria e sociale che stiamo affrontando a causa del Covid-19″.
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