Roma – L’Oipa Italia si costituirà come parte civile nel processo contro l’uomo che ha impiccato un cane all’interno del Parco dell’Aniene, a Casal de’ Pazzi, nella periferia nord-est di Roma.
“Da quanto abbiamo appreso, ha assistito alla macabra scena un agente della polizia penitenziaria che aveva da poco finito il suo turno nel vicino carcere di Rebibbia”, racconta Rita Corboli, delegata romana dell’Oipa. “Fuggito a bordo della sua auto, il 65 enne è stato comunque rintracciato e denunciato e ora dovrà rispondere delle accuse di uccisione di animale, resistenza e minacce a pubblico ufficiale. Secondo le prime ricostruzioni, il cane sarebbe stato di due sue amiche, presenti sulla scena del delitto, denunciate poi per resistenza e minacce a pubblico ufficiale”.
“Una sofferenza inaudita subita da un essere senziente che non si può accettare e che chiede giustizia. Per questo procederemo in sede giudiziaria”, dichiara Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa Italia. “Le pene previste dalla nostra legislazione per tali reati sono troppo lievi, lo ripetiamo da tempo. Occorre una tutela più incisiva per gli animali, che ancora non ricevono una copertura legislativa diretta non essendo loro riconosciuta soggettività giuridica. Auspichiamo un inasprimento per le pene riguardanti il maltrattamento e l’uccisione di animali, anzitutto per l’esigenza di una loro piena tutela, ma anche perché studi scientifici attestano la correlazione tra la crudeltà sugli animali e la più generale pericolosità sociale di chi la commette”.
Il poliziotto non è riuscito a fermare l’uomo
Un agente di polizia penitenziari passeggiava con il suo cane nel parco di via Lodigiani quando ha notato un uomo sollevare sforzandosi una corda, appesa a un albero. Su una cima un cappio dal quale ciondolava ormai inerme, a sei metri di altezza, il cane del quale aveva deciso di disfarsi perché, ha dichiarato dopo, “era diventato ingestibile“. E’ accaduto venerdì pomeriggio intorno alle 19, nella Valle dell’Aniene. L’agente quando ha visto il 66enne della provincia di Oristano ma residente a Roma, sollevare il cane appeso alla corda dal collo, ha iniziato a correre verso di lui nel disperato tentativo di salvare l’animale, gli ha urlato di fermarsi mostrando il tesserino, ma si è sentito rispondere che ormai il cane era morto.
“Era troppo pericoloso, bisognava liberarsene“, gli ha detto prima di iniziare a correre verso l’uscita del parco con una sega in mano con la quale forse voleva disfarsi del corpo. Il poliziotto ha chiamato il 112 riuscendo a intravedere l’uomo correre in strada in direzione di un’utilitaria a bordo della quale lo aspettavano due donne, che in seguito si è scoperto essere due ucraine di 54 e 63 anni, poi denunciate per favoreggiamento in concorso e resistenza. L’agente è riuscito ad annotare la targa e a consegnarla ai poliziotti che erano arrivati sul posto. Il mezzo era intestato a una donna residente a Tivoli, che però ha spiegato di aver lasciato l’auto all’uomo.
Una volta rintracciato il 66enne, gli agenti lo hanno denunciato per uccisione di animale, resistenza e minacce a pubblico ufficiale e gli hanno chiesto i motivi del suo folle gesto: “Il cane ormai era un meticcio adottato 8 anni fa ed era diventato ingestibile – ha spiegato -. Giovedì sera ha morso la mano alla padrona che ha così deciso di liberarsene”. Nel parco gli agenti della Scientifica hanno sequestrato il piccone e una corda, mentre in casa dell’uomo hanno trovato la sega con la quale voleva tagliare il cane a pezzi.
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