Oggi è la giornata internazionale per i diritti animali, una festa che in Italia, per chi legifera conta poco più di niente, soprattutto quando parliamo di animali di affezione barbaramente torturati e uccisi.
Recentemente non ha avuto giustizia il cane Angelo, ucciso a badilate da quattro balordi di Sangineto. Non ha avuto giustizia Pilù, la cagnolina di Pescia seviziata fino alla morte da un mostro che voleva vendicarsi con il cane della sua ex fidanzata e andando a ritroso potremmo andare avanti per giorni e giorni perché nessuno dei criminali torturatori di animali, ha mai pagato le sue colpe.
L’ultimo caso, scoraggia chiunque si affidi alla certezza della pena e pone la propria fiducia nelle mani della giustizia.
Questo cane si chiama Spike. Nel 2014 veniva quotidianamente picchiato dal suo proprietario, un pregiudicato: Gennaro Imperatore di 25 anni, di Pozzuoli ma residente a Trapani.
L’uomo sfogava le sue deviazioni mentali picchiando il cane e spegnendo i mozziconi di sigaretta nella sua testa. I vicini stanchi di sentire guaire il povero cane hanno segnalato ripetutamente e in massa ai carabinieri il maltrattamento ma ad ogni chiamata si sentivano dire che la pattuglia era impegnata fino a che è intervenuto Enrico Rizzi che accompagnato da due agenti delle forze dell’ordine fa irruzione nell’appartamento e trova il cane in uno stato di salute gravissimo.
Nel verbale del dottor Messineo, dirigente dell’Asl di Trapani si legge:
“Il cane presenta ferite multiple lacerocontuse ed abrasioni sul cranio e sul collo nonché evidenti ustioni da bruciature provocate certamente da sigarette, l’animale inoltre presentava una ferita lacerocontusa anche lungo la circonferenza del collo fino alla base delle orecchie ed inoltre lo stesso riportava anche una pregressa frattura mandibolare con formazione di evidente callo osseo “.
Ma la storia degna di un film dell’orrore non finisce qui. Il finale ha lasciato tutti increduli. Il teste che per ogni udienza non si è mai fatto trovare, all’udienza finale nel faccia a faccia con l’imputato ha destato rabbia per un repentino cambio di versione ed ha ribaltato completamente la sua testimonianza dicendo che si era sbagliato e che le urla che aveva sentito non erano del cane.
A riassumere i fatti circa 20 giorni fa è stato il quotidiano Cronaca Flegrea che ha riportato i commenti indignati del consiglieri comunale Francesco Borrelli e del delegato LIPU Fabio Procaccini che hanno parlato di un complotto chiaramente camorristico in barba all’art. 544-ter c.p., che punisce
“chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.”
Ora saranno avviate delle indagini per capire se il teste ha rilasciato una falsa testimonianza. Ma testimone a parte, il torturatore vive libero e sereno in tutta tranquillità in quel di Trapani. Di buono, c’è che il cane è stato salvato e adottato da una buona famiglia, anche se riporterà per sempre i traumi visibile nel corpo e nell’anima di un maltrattamento che non dimenticherà mai più.
Oggi dieci dicembre è la giornata dei diritti degli animali ma nessun aguzzino ha mai pagato con il carcere per essere venuto meno al rispetto di tali diritti. A pagare la propria innocenza sono stati solo gli animali con la vita o con le sevizie, ma se solo potessero parlare, forse si chiederebbero che cosa hanno fatto per meritarsi l’uomo come egemone assoluto e onnipotente del mondo animale e dell’intero creato.
Proprio l’uomo che a guardarla bene per tutto il male che ha fatto agli animali, meriterebbe di vivere in un altro pianeta non abitato da animali, o forse meriterebbe l’estinzione. Magari in questo caso gli animali potrebbero finalmente ottenere tutta la giustizia che meritano.
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