L’Islanda dice stop alla caccia alle balene a partire dal 2024

Per il governo islandese non vale più la pena cacciare le balene dato che i guadagni si sono notevolmente ridotti.

L’ Islanda è nota per l’orribile praticare della caccia alle balene. Ancora per un po’, perché il ministro della pesca islandese Svandis Svavarsdottir, membro del partito dei Verdi , ha annunciato oggi che intende dire stop a questa pratica violenta ed inutile. Per il governo, ci sono pochi motivi per rinnovare oltre il 2023 le autorizzazioni di pesca poiché la domanda è in calo.

Svavarsdottir ha affermato – “Ormai non c’è più motivo per autorizzare la caccia alle balene oltre il 2023, anno dopo anno è diventato evidente che questa non è più un’attività importante per l’Islanda, che ha un’economia molto diversificata e redditizia”.

In calo anche il consumo di carne di balena il Giappone – uno dei tre paesi insieme a Islanda e Norvegia che praticano la pesca commerciale dei cetacei e principale mercato di esportazione per l’isola – mentre i costi economici vanno di pari passo con quelli morali per un attività considerata odiosa e pericolosa per l’ecosistema oceanico. La zona vietata alla pesca intorno all’isola è stata estesa e i balenieri sono costretti a viaggiare sempre più lontano, fino a un’altitudine massima consentita di 219 balenottere comuni e 217 balenottere minori. Il distanziamento e le difficoltà economiche legate al Covid hanno dato il colpo di grazia e in tutto il 2021 è stato cacciato un solo esemplare. Nel 2018 durante l’ultima caccia alle balene estive, 152 esemplari sono stati uccisi nelle acque islandesi : 146 balenottere comuni e 6 balenottere minori.

Quando Reykjavik avrà finalmente riattaccato l’arpione, i grandi cetacei dovranno quindi solo temere i balenieri di Giappone e Norvegia, che insieme all’Islanda, hanno ucciso ben 40mila esemplari dal 1986 in poi, nonostante la moratoria IWC del 1986 che prescriveva il fermo della caccia.

Tokyo dopo aver aggirato per anni la moratoria dichiarando di cacciare i cetacei a fini “scientifici”, scatenando ogni anno battaglie in mare con le navi di Greenpeace , dal 2018 ha lasciato l’International Whaling Commission e senza nessuno scrupolo ha ripreso la caccia commerciale. Ma forse Oslo ha fatto di peggio: secondo il sito World Population Review, i balenieri norvegesi dal 1993 hanno ucciso più esemplari di quanto consentito dalle quote concesse dall’Iwc ai paesi che non vogliono osservare le moratorie e nel 2019 avrebbero ucciso più di quelle giapponesi. Ci sono anche altri paesi che cacciano le balene, anche se solo per consumo interno: gli Stati Uniti dove le comunità dell’Alaska cacciano e consumano pochi esemplari ogni anno, e la Danimarca dove lo stesso accade nelle province autonome delle Isole Faroe e della Groenlandia .

L’Islanda ha dirottato ha dirottato il suo guadagno di caccia alle balene con il Whale watching che fa guadagnare alla nazione nordica più di un milione di euro all’anno grazie a questo tipo di turismo. Lo stop alla caccia alle balene non è certo dovuto ad una nuova manifestazione di sensibilità d’animo da parte dell’Islanda ma l’importante è che a breve le balene non saranno minacciate dall’uomo.

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