Da qualche tempo stanno girando appelli sul web che invitano le persone a spargere cibo per gli uccellini. Si è sparsa in rete l’infondata convinzione che gli animali siano in pericolo dato che gli uomini si sono eclissati nelle proprie abitazioni per l’emergenza Covid-19 e quindi non ci sono più i semini sparsi sui terreni dalla popolazione e dai turisti.
Per la Lega Italiana Protezione Uceelli (LIPU), sono preoccupazioni del tutto infondate –“Gli uccelli selvatici sono in grado di reperire autonomamente il cibo di cui hanno bisogno. I cittadini non devono preoccuparsi.”
“In una fase come questa caratterizzata da strade e piazze vuote si verifica certamente una riduzione del cibo messo a disposizione dall’uomo per gli uccelli selvatici, come ad esempio i passeri, o semidomestici come i piccioni di città. Tuttavia, questi animali hanno diverse risorse a disposizione, anche grazie alle giornate più lunghe e al cibo naturale più abbondante.”
“Si consideri inoltre che in primavera gli uccelli selvatici, soprattutto i Passeriformi, sono maggiormente in grado di alimentarsi da soli e lo fanno nutrendosi prevalentemente di insetti, i quali offrono un apporto proteico indispensabile per nutrire la prole. Rispetto al ciclo riproduttivo, inoltre, gli uccelli si adattano quasi sempre perfettamente alle risorse disponibili” -ha dichiarato l’associazione.
La tranquillità salva gli uccelli
“Quella che in generale va smentita è l’idea che gli animali selvatici non riescano mai a sopravvivere senza l’intervento e il sostegno umano, ad eccezione di casi rarissimi, come quelli degli avvoltoi” -precisa l’associazione. “La relazione tra esseri umani e animali selvatici è importante e preziosa per molte ragioni, ma non per questa. Anzi: in questa drammatica fase della storia del mondo, un aspetto positivo è proprio la tranquillità con cui gli animali selvatici possono vivere queste giornate particolari appropriandosi di spazi di cui solitamente sono privati e anche riprodursi con meno disturbo.”
“Dovrebbe essere così anche fuori dalla terribile emergenza che viviamo, ed è questa una delle lezioni che dobbiamo imparare dalla tragedia della pandemia da coronavirus: trattare meglio la natura, lasciarle più spazio”.
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