Isola del Giglio rimossa dai sub di Marevivo una rete da pesca di 500 metri

Dal 2003 sono state prelevate dai mari oltre 9.000 metri di reti da pesca.

Le attrezzature da pesca abbandonate sono i rifiuti maggiormente rinvenuti nei mari di tutto il mondo e rappresentano una delle più serie minacce alla biodiversità marina: per questo la Divisione Subacquea di Marevivo, con il sostegno di Banor, si è immersa nelle acque dell’Isola del Giglio liberandole da una rete fantasma.

L’operazione è stata realizzata dai sub di Marevivo con il supporto della Guardia Costiera-Corpo delle Capitanerie di Porto di Porto Santo Stefano e Isola del Giglio, coadiuvati dai biologi marini di Marevivo che hanno assistito alle operazioni e fatto un’attività di analisi dello stato della rete che era adagiata su un fondale caratterizzato dalle tipiche biocenosi del coralligeno Mediterraneo. L’iniziativa ha visto il patrocinio del Comune dell’Isola del Giglio e la partecipazione del Sindaco Sergio Ortelli e dell’Assessore Walter Rossi, dell’associazione Underwater Pro Tour isola del Giglio, International Diving – Giglio, Waterproof Dive&Service.

Una rete da pesca lunga 500m rimossa dai fondali dell’Isola del Giglio! I nostri sub, con il supporto della @guardiacostiera e il sostegno di @BanorSim, si sono immersi per recuperare una rete fantasma che stava mettendo in pericolo la biodiversità. Guardaci in azione!

Se a terra le nostre spiagge soffrono a causa della presenza di rifiuti, la situazione è ancora peggiore nelle profondità marine: secondo un rapporto realizzato da FAO e Unep (2009), ogni anno in tutto il mondo vengono abbandonate o perse dalle 640.000 alle 800.000 tonnellate di attrezzi da pesca (reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi, calze per mitilicoltura). Il Great Pacific Garbage Patch, più comunemente noto come “isola di plastica”, è costituito per il 46% da attrezzature e reti da pesca. Nel nostro Mediterraneo recenti ricerche condotte in diverse località indicano che gli attrezzi da pesca possono rappresentare la maggior parte dei rifiuti marini registrati, con cifre che raggiungono anche l’89%.

I danni arrecati all’ambiente marino non si limitano all’inquinamento: una volta abbandonate, le attrezzature da pesca diventano vere e proprie trappole che occupano i fondali o che, trascinate dalle correnti, continuano a imprigionare e a pescare mettendo in pericolo la fauna e la flora marina, con il risultato che ogni anno circa 100.000 mammiferi marini e un milione di uccelli marini muoiono a causa dell’intrappolamento in reti da pesca fantasma o per l’ingestione dei relativi frammenti.

Per questo dal 2003 la Divisione Subacquea di Marevivo conduce ogni anno operazioni di recupero di reti abbandonate e di bonifica dei fondali in numerose località italiane, prelevando dal mare in questi anni oltre 9.000 metri di reti abbandonate.

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