Imperia, con l’operazione “Black kennel” la polizia inchioda una banda che praticava combattimenti tra cani: è una rete internazionale

La banda di malviventi era parte di un gruppo con collegamenti internazionali soprattutto con la Serbia.

Imperia – Venivano addestrati per uccidere. Studio Aperto ha mostrato le immagini crude ma reali che nessuno vorrebbe mai vedere. Il corpo di Polizia della squadra Mobile e la Procura di Imperia, hanno reso pubbliche le immagini di un’indagine che si è aperta nel 2016 ma che si è allargata in ciò che si è scoperto essere un traffico internazionale. 

La banda di gente senza scrupoli, incatenava i cani per ore per renderli rabbiosi e li obbligava a corse estenuanti sul tapis-roulant.

I video inediti hanno portato alla luce dei maltrattamenti che hanno coinvolto anche organizzazioni della Serbia. Sono 18 le persone indagate nell’operazione denominata “Black kennel”. 

“La peculiarità di questa indagine – ha spiegato il magistrato Barbara Bresci, titolare dell’inchiesta – non è tanto l’esistenza di una struttura organizzativa unica, bensì l’esistenza di sottogruppi operanti in differenti parti del territorio nazionale in collegamento con l’estero, specialmente con la Serbia, ciascuno dei quali allevava con le stesse modalità i cani per poi organizzare incontri clandestini”. 

Sono stati trovati documenti che inchioderebbero il gruppo criminale: tabelle di allenamento e una moltitudine di sostanze dopanti.

Le sostanze dopanti somministrate ai cani

Le chat e le piattaforme social – ha detto il capo della Squadra Mobile Giuseppe Lodeserto – erano lo strumento privilegiato dagli indagati, di condivisione del materiale di condivisione tra di loro, quindi hanno rivestito un carattere veramente importante in questa attività investigativa”.

Attraverso i social venivano adescati i nuovi adepti 

Così veniva contattato uno di loro su WhatsApp: “Entri nel mondo reale dei cani” – dice la voce fuori campo – “impegnati tranquillo che il cane sa lui cosa deve fare…” Tutti i cani sequestrati portano i segni indelebili della crudeltà. 

Anche se nel nostro lavoro siamo abituati a trovarci di fronte a scene di sofferenza e di dolore, – prosegue Lodeserto – effettivamente in questo caso ci siamo trovati di fronte a un’escalation di violenza e crudeltà, mano a mano che andavamo avanti nell’analisi dei materiali sequestrati, perché effettivamente scene toccanti ne abbiamo viste tante”.

Sono persone che non hanno alcuno scrupolo – ha detto il Procuratore Capo Alberto Lari – e vedono l’animale solo ed esclusivamente come una macchina da soldi. Si passa quindi dalla tortura iniziale all’anabolizzante, alle cure, al fatto di farlo diventare più cattivo possibile. Se perde, l’unico rammarico è quello di aver perso una macchina da soldi.  Nessuna pietà verso gli animali”.  

Il servizio di Studio Aperto

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