Il pesce al mercurio è servito: valori molto alti che superano di gran lunga la media

È un quadro preoccupante quello descritto nell’ampio studio pubblicato su Scientific Reports  dai ricercatori dell’Università di Montreal, in Canada, che hanno combinato i dati della FAO sul consumo di pesce in 175 paesi con quelli della pesca degli ultimi sessant’anni e oltre.

I dati sono stati raccolti da Il Fatto Alimentare che descrive come dagli anni Cinquanta a oggi l’assorbimento di mercurio attraverso il pesce è aumentato costantemente in tutto il mondo, raggiungendo talvolta  valori molto al di sopra dei limiti di sicurezza per lo sviluppo fetale. 

A causa di sistemi di cattura sempre più industriali e di flotte organizzate, la domanda di pesce è aumentata fino agli anni Novanta, quando l’impoverimento di moltissime zone marine ha provocato un rallentamento della pesca e uno spostamento delle rotte più battute verso acque internazionali e più profonde. Nello stesso periodo, le attività industriali hanno rilasciato nell’atmosfera e poi nel mare, quantità crescenti di mercurio.

Oggi si stima che ogni anno si peschino 80 milioni di tonnellate di pesce, e che in molto di esso ci sia una quantità troppo alta di metallo. In particolare, per motivi culturali e storici, le aree dove si è sempre pescato di più sono, nell’ordine, quelle dell’Oceano pacifico Nordoccidentale, quelle del Pacifico Centroccidentale e quelle dell’Oceano Indiano che, nel loro insieme, sono responsabili dell’esportazione di buona parte del pescato (nel 2014, per esempio, hanno rappresentato il 60% del totale). Ma queste sono anche le zone dove l’industrializzazione è stata promossa per decenni con poche regole. 

Il risultato è stato che tra il 2001 e il 2011, le popolazioni di 66 delle 175 nazioni eaminate, pari al 38% del totale, sono state esposte a livelli di metil-mercurio (la forma più pericolosa) superiori a quelli considerati sicuri per il feto, pari a 1,6 microgrammi per chilo di peso (della persona) alla settimana. In cima alla classifica troviamo così le Maldive, che hanno consumato 23 microgrammi di metil-mercurio, cioè 14 volte il valore massimo, seguite da Kiribati con 8 microgrammi, Islanda (7,5), Malesia e Samoa (6,4 microgrammi), Polinesia Francese (5 microgrammi), Lituania, Giappone e Barbados (4,8 microgrammi) e Corea del Sud (4,7 microgrammi). Tra i paesi occidentali, l’Italia si situa all’ottantesimo posto, con un valore al di sotto di 1,3 microgrammi.

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