Francia, Presidente federazione caccia: “fate sparire i gatti sono troppi e non ci permettono di trovare uccelli”

La proposta di Willy Schraen, rappresentante della caccia in Francia, ha scioccato i cittadini francesi che hanno avviato una raccolta firme.

Willy Schraen, Presidente Federazione Nazionale della Caccia in Francia

Willy Schraen, 50 anni, il capo della Federazione Nazionale dei Cacciatori in Francia, ha chiesto la cattura di tutti i gatti, (non importa se randagi o domestici), trovati a vagare a più di 300 metri dalle loro case perché stanno uccidendo animali selvatici e presentano una minaccia esistenziale agli uccelli e ad altri piccoli animali nel paese.

Un portavoce di Willy Schraen ha chiarito la sua affermazione dicendo che intende dire che i gatti devono essere intrappolati umanamente in gabbie esca e consegnati a gattili o rifugi per animali. Willy Schraen afferma che il gatto domestico sta distruggendo la biodiversità in Francia e che ce ne sono troppi. Il “dotto” presidente sostiene che il gatto uccide molti più animali dei cacciatori e per affrontare la minaccia è necessaria un’azione urgente. Ci sono 13,5 milioni di gatti domestici in Francia, secondo il Time, la più ampia popolazione di gatti domestici d’Europa.

Ma la proposta ha attirato l’ira degli amanti dei gatti nel paese con oltre 90.000 persone che hanno firmato una petizione online chiedendo che Schraen venga punito.

Il problema è che devono sparare a tutti i costi

Rabbia e sconcerto è sentito anche da chi gatti proprio non ne ha ma non può sentire simile proposte di legge, dato che i cacciatori dovrebbero fare un mea culpa perché proprio loro hanno ucciso numerose specie di uccelli, alcune delle quali in pericolo di estinzione.

Un  giornalista televisivo, Hugo Clément, che si  batte per i diritti degli animali, ha giustamente detto – “E’ sconcertante il signor Schraen incolpi i gatti del declino della biodiversità, quando la Federazione venatoria nazionale continua a difendere il massacro di specie di uccelli minacciate.”

A confermare che con i fucili posati la fauna selvatica se la cava benissimo, è stato il tanto temuto coronavirus. In Francia così come in Italia e in molti altri paesi, durante i due mesi di blocco c’è stata una ripresa della fauna selvatica. Gli uccelli selvatici, gli insetti e altri animali selvatici, hanno prosperato durante una fase di “pace ambientale”. Inoltre si è notevolmente ridotto l’inquinamento proprio a seguito del lock down. 

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