Emergenza siccità, LAV chiede agli italiani la riduzione del consumo di carne, specie quella bovina

Per LAV la differenza dovrebbe farla soprattutto la politica ma questo governo non è giunto nessun segnale di consapevolezza del bisogno urgente di appello verso una transizione alimentare.

L’emergenza acqua in Italia non si allenta: il Paese sta scontando un periodo di siccità estrema, fenomeno tipico del cambiamento climatico che sempre più dispiega i suoi effetti distruttivi.
 
Il fiume Po è sceso di 8 metri e si trova a livelli minimi storici e la contesa tra Regioni e tra diversi utilizzatori (soprattutto nel settore agricolo) per l’utilizzo dell’acqua è già esplosa. Pensiamo al caso della Comunità del Garda che ha risposto un secco no alla richiesta di far confluire parte delle acque del lago verso il Po.
 
Il più grande lago italiano ha un riempimento di circa il 63%, raggiungendo uno dei livelli più bassi degli ultimi anni.
Le cronache di questi giorni sono tristemente affollate di notizie come questa. In pochi ricordano che uno dei fenomeni che è all’origine di questa situazione (in termini di emissioni di gas serra), e al contempo la aggrava (in termini di consumo idrico), è la zootecnia.
LAV presenta oggi la misura di risparmio idrico che si potrebbe conseguire semplicemente riducendo il consumo di carne bovina.
 
Se ogni consumatore decidesse di non mangiare carne di bovino risparmierebbe, per ogni fettina in meno da 100g, oltre 70 litri d’acqua. Se questa scelta venisse portata avanti per tutta la stagione estiva, poniamo tre mesi, assumendo il consumo di 200 g di carne di bovino a settimana, ogni consumatore italiano risparmierebbe 2800 litri di acqua, equivalenti a 233 docce da 10 minuti l’una.
 
Applicando lo stesso ragionamento, per ogni fettina di carne di bovino da 100g in meno consumata dal singolo consumatore vengono risparmiati 2.5 kg di CO2 equivalente. Questo implica che su un lasso di tempo di tre mesi, supponendo lo stesso consumo di cui sopra, ogni consumatore può contribuire a ridurre l’emissione di gas climalteranti di 60 kg.
 
Al contempo, questo ridurrebbe il numero di animali sfruttati e uccisi per produrre carne: i bovini macellati in Italia ogni anno sono 1.178.000 e si concentrano nel bacino della pianura Padana, tra le Regioni Veneto, Lombardia, Piemonte e Emilia-Romagna (Anagrafe Zootecnica Nazionale). Quest’area, infatti, è caratterizzata da altissima densità zootecnica con gravi ripercussioni sull’ambiente in termini di liquami, ammoniaca e particolato nell’aria.
 
“La situazione dell’area Padana – dichiara Lorenza Bianchi, responsabile dell’Area Allevamenti della LAVè molto simile a quella olandese, dove però il Governo ha annunciato un piano per ridurre il numero di animali allevati del 30% proprio per risolvere i problemi di emissioni causati dall’allevamento. Oggi abbiamo l’ennesima emergenza siccità; e sappiamo, perché ce lo dice la scienza, che periodi di crisi idrica come questo saranno sempre più intensi e frequenti. La zootecnia è un settore del tutto inefficiente, in termini di conversione dell’energia e delle materie prime, e altamente inquinante, sia in termini di gas serra che di impatti locali. È anche tra le maggiori minacce alla salute pubblica, visto il nesso evidenziato anche dalla scienza tra allevamenti intensivi e diffusione di zoonosi. Continuare in questa direzione, non invertire la rotta, è semplicemente irresponsabile.”
 
L’emergenza siccità sta già facendo registrare un -30% nei raccolti di cereali, con stime che arrivano a parlare di riduzioni anche del 50% sul raccolto totale, soprattutto nel bacino padano del Po, zona a maggiore densità agricola e zootecnica del Paese.
È il settore agricolo, infatti, la prima vittima della siccità, essendone dall’altra parte anche il primo e indiscusso utilizzatore con quasi il 70% di risorse idriche utilizzate (Fonte: FAO).
 
Ed è proprio la zootecnia una delle principali fonti di emissioni nell’atmosfera, responsabile di una parte rilevante delle emissioni totali di gas climalteranti (tra il 16 e fino ad oltre il 20% a seconda delle stime), ed anche il maggiore utilizzatore di acqua all’interno del settore agricolo. La stessa zootecnia che ora si trova in difficoltà per problemi nel reperimento di mangimi e di acqua da dare agli animali allevati.
 
“È ora di rispondere a queste emergenze con misure straordinarie – ha concluso Bianchi – Invitiamo la popolazione a farsi parte della soluzione, a ridurre i consumi di carne e in particolare di quella bovina. Questo può essere un contributo immediato, diretto e concreto per alleviare la crisi che stiamo vivendo. Ognuno di noi può fare la differenza. Ma la differenza, infine, dovrebbe farla soprattutto la politica. Da questo governo non è giunto il benché minimo segnale di consapevolezza del bisogno, estremo e urgente, di una transizione alimentare. Senza la quale non esiste alcuna transizione ecologica, è bene chiarirlo. Chiediamo un confronto con Patuanelli, ancor più gli chiediamo di agire, presto e con coraggio. Stiamo sfruttando la sofferenza di milioni di animali per distruggere il Pianeta e aggravare le crisi che periodicamente sperimentiamo. Bisogna cambiare direzione.”

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