Ecco le cinque conseguenze più negative provocate dagli allevamenti intensivi secondo Essere Animali

L'associazione Essere Animali, ha riassunto in 5 punti principali, i danni che dimostrano quanto gli allevamenti intensivi siano nocivi per il pianeta, per gli animali e per la nostra salute.

Sono cinque i macro dati più recenti che secondo Essere Animali descrivono nel modo più evidente l’entità del problema a livello globale e che dovrebbero portare a una seria riflessione sul consumo di carne, latte e uova da parte di tutti.

1- La quantità di cibo destinata agli animali

Le stime sulla superficie totale dei terreni agricoli usati per l’allevamento (pascolo e coltivazioni destinate al mangime) variano. Alcuni studi hanno calcolato che globalmente si parla di 2,5 miliardi di ettari, ovvero circa la metà di tutta la superficie agricola del mondo. Una ricerca precedente parla addirittura del 75%.

È giusto ricordare questo range quando qualcuno dice che per vivere di soli vegetali si userebbe molto più suolo di quello consumato per produrre carne, latte e uova. Soprattutto se si considera che in una dieta che includa anche questi alimenti, il loro apporto di calorie è solo del 18% e quello di proteine del 37%.

Per non parlare del cibo in più che potremmo produrre per tutta quella parte della popolazione mondiale che soffre di denutrizione.

2- L’impatto sul suolo

Al dato precedente si collega questo: secondo la Fao il 26% delle terre emerse è destinato agli allevamenti, ai campi per produrre mangimi e agli impianti di trasformazione e confezionamento. Stiamo parlando di un quarto della superficie del pianeta non ricoperto dalle acque, pari all’estensione di Europa e Africa messe insieme.

Questo dato è odierno ed è già allarmante, ma lo è ancora di più se si considerano la crescita della domanda di carne e l’aumento della popolazione mondiale. Quanta altra terra siamo disposti a consumare per i prodotti di origine animale?

Foto di Essere Animali

3- Differenza numerica tra animali in allevamento e animali selvatici

Nel 2018 è stata pubblicata una ricerca aggiornata sulla biomassa del pianeta. Tra gli altri dati ne emerge uno davvero impressionante: quando si parla di mammiferi, il 60% di tutti quelli esistenti sono rappresentati da suini e bovini, il 36% da esseri umani e solo il 4% da animali selvatici. Anche quando si tratta di uccelli i dati sulla biomassa sono scioccanti: il 70% di tutti quelli presenti sul pianeta è rappresentato dal pollame allevato e solo il 30% da animali selvatici.

La distruzione degli habitat per ricavare pascoli o campi coltivati per il mangime sono tra le principali cause della riduzione della fauna originaria. Quanto siamo disposti a a far sì che la nostra alimentazione contribuisca alla sesta estinzione di massa sulla Terra?

4-Impatto sull’antibiotico resistenza

Il problema della resistenza ai farmaci è stato da tempo segnalato dalla medicina. Più vengono usati, più gli agenti patogeni si evolvono per resistergli, più diventa difficile per i ricercatori crearne di efficaci. Sono state lanciate molte campagne di comunicazione per limitare l’uso degli antibiotici, ma il problema è che la maggior parte viene utilizzata negli allevamenti intensivi.

Solo in Italia parliamo del 70% sul totale venduto. E proprio dagli animali si trasmettono agli umani molti dei virus letali che hanno riempito le pagine di cronaca degli ultimi anni. L’antibiotico resistenza è diventata una vera e propria priorità di sanità pubblica a livello mondiale.

5-Impatto sulle emissioni

Mettiamo per ultimo questo dato solo perché grazie anche all’attenzione sul tema dopo lo Sciopero Mondiale per il Futuro, tutti sappiamo di essere vicini a un punto di non ritorno rispetto al riscaldamento globale e alle conseguenze che ne deriverebbero.

Anche in questo caso la principale causa è la produzione di gas serra generata dalle attività umane, su cui la produzione di carne, latte e uova incide pesantemente. La Fao ha infatti stimato che il 18% delle emissioni è costituito dai gas derivanti dagli allevamenti intensivi, superando persino il settore dei trasporti (13,5%).

Una lista infinita

Quelli elencati sono solo una breve lista dei fenomeni più preoccupanti.

A quale ultima conseguenza può portare l’effetto combinato di tutti questi processi? Siamo ancora in tempo per non doverlo scoprire mai, la soluzione è alla portata di ognuno di noi.

Scopri i consigli per una dieta a base vegetale, la migliore per ridurre al minimo l’impatto sul nostro pianeta

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