La vita di Honey è stata solo sofferenza. Il delfino femmina tursiope era stata catturato nelle brutali battute di caccia di Taiji nel 2005 per una “vita” in cattività. Lei, insieme a 46 pinguini e centinaia di pesci e rettili, è rimasta incarcerata presso l’Inubosaki Marine Park Aquarium nella città di Choshi a est di Tokyo. Il destino della struttura però è rimasto in un limbo. Per mesi, gli animali sono stati nutriti da un dipendente retribuito ma tutti venivano lasciati soli, abbandonati a se stessi, senza cure e senza attenzioni per loro.
L’associazione Dolphin Project, che si è battuta invano per la liberazione del delfino, spiega che già nel novembre 2018, l’acquario era in debito e cercava un acquirente. L’anno seguente, nel 2019, l’acquario è stato venduto e, insieme ad esso, Honey. La vendita del parco è stata confermata dal Kaisou Health Center, che ha gestito gli animali presso l’Inubosaki Marine Park Aquarium.
Alla fine di febbraio di quest’anno, Dolphin Project ha cercato di entrare in trattative con i gestori del parco per cercare di acquistare la tursiope e per dare una meritata pensione ad Honey nell’intento di offrirle per i suoi ultimi anni, un po’ di pace e dignità. Ma le conversazioni terminarono ai primi di marzo quando divenne evidente che era improbabile che Honey sopravvivesse. Il 29 marzo, Honey è morta da sola come sempre è stata, nella sua vasca prigione.
La difficile situazione di Honey ha attirato l’attenzione di tutto il mondo e ha suscitato indignazione e rabbia. Sebbene tragicamente, nessuno sia stato in grando di liberare il delfino dal recinto artificiale in cui ha sofferto, Honey rimarrà il caso simbolo della prigionia dei delfini per molti anni a venire.
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