Durante la prima manifestazione indipendente e apolitica autorizzata in 60 anni di rivoluzione socialista, circa 500 cubani hanno marciato il 7 aprile 2019 all’Avana per chiedere una legge sulla protezione degli animali.
Un anno e mezzo dopo, il governo comunista, approverà a novembre, anche se con eccezioni, la sua prima legislazione sul benessere degli animali. Si tratta di un passo importante per una società civile che, per la prima volta, vedrà tradotta in legge una delle sue proposte. E’ l’inizio di un cambiamento culturale in un Paese segnato dalle contraddizioni tra tradizione e modernità.
Abbandoni all’ordine del giorno
A Cuba, principalmente nella sua capitale, è frequente vedere cani e gatti randagi, spesso in cattive condizioni e abbandonati per motivi economici. I più fortunati vengono raccolti da volontari o associazioni che sacrificano anche il proprio cibo per sfamarli.
L’adozione di un decreto legge sul benessere degli animali è il sogno di tutti i proprietari di animali, ma soprattutto a Cuba, dove le associazioni che hanno presentato progetti invano, si battono da 33 anni per una legge. Gli animali a Cuba per lo Stato sono qualcosa che non esiste ma ora si scorge un cambiamento. Il risveglio di una società civile, soprattutto con l’arrivo dei cellulari alla fine del 2018, ha consentito ad una parte della popolazione di mobilitarsi sui social network.
Al ministero dell’Agricoltura, il testo giuridico è quasi completato. Il decreto legge sarà approvato a novembre dal Consiglio di Stato e sarà ratificato dall’Assemblea nazionale e dell’ufficio legale del ministero. L’obiettivo: garantire l’integrità fisica e mentale degli animali, il rispetto per gli animali, la necessità di evitare maltrattamenti, abusi, crudeltà e, soprattutto, la consapevolezza che gli animali sono esseri sensibili che provano dolore e gioia.
Per il Comitato governativo nazionale per il benessere degli animali si tratta soprattutto di un “percorso educativo”. “Non vorremmo dover punire nessuno per aver commesso atti crudeli o degradanti nei confronti degli animali”, confida la sua presidente, la veterinaria María Gloria Vidal. Sono previste multe e anche pene detentive, ma l’idea è soprattutto quella di cambiare mentalità.
Tutto ciò rappresenta una sfida anche nei luoghi dove i sacrifici animali sono una pratica comune per alcuni culti di origine africana importati nel Paese in tempi di schiavitù.
Sacrifici religiosi e lotte
Per le strade dell’Avana non è raro trovare cadaveri di galline o piccioni decapitati dai praticanti della Santeria, il culto più diffuso dell’isola. Montoni, capre, galli, piccioni, ratti, cani e persino gatti, vengono sistematicamente sacrificati in nome della religione.
Ancora più controversi sono i combattimenti tra cani e galli, spesso organizzati in segreto e alla periferia delle città. In queste battaglie mortali, due animali ben addestrati si affrontano e le ferite che ricevono sono così gravi che a volte anche il vincitore alla fine muore.
Il combattimento tra cani è totalmente vietato ma non quello con i galli, che sono una tradizione a Cuba. Anche la famiglia di Fidel Castro aveva un recinto di galli per i combattimenti. Spesso le scommesse raggiungono migliaia di dollari e includono anche la cessazione di case.
Ora i cubani puntano sul decreto legge per ottenere un minimo di cambiamento con la speranza che si consolidi una società civile in grado di rispettare e proteggere gli animali.
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