Roma – “Non tutto è lecito in allevamento e a fini sperimentali: per la prima volta in Italia in tre gradi di giudizio è stato sancito che questi ambiti di attività hanno dei limiti e se operano oltre la norma speciale commettono reato!”.
Lo scrive in un comunicato la LAV, parte civile nel processo che ha confermato in tre gradi di giudizio la condanna dei vertici di Green Hill – il Medico Veterinario, il Co-gestore e il Direttore dell’Allevamento di beagle di Montichiari (Brescia) per “maltrattamenti e uccisioni senza necessità”.
La Lav è affidataria dei cani che furono sottoposti a sequestro giudiziario nell’estate del 2012. Ieri, 6 marzo, sono state depositate le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione che il 3 ottobre 2017 ha definitivamente respinto il ricorso presentato dagli Avvocati di Green Hill.
“Una sentenza che fa giurisprudenza – commenta la Lav – e che dimostra come le caratteristiche etologiche degli animali, anche se oggetto di sperimentazione, devono essere pienamente tenute in considerazione, così come per gli animali destinati a questa pratica non è possibile prevedere sistematicamente la loro uccisione o la mancanza di cure adeguate, solo perché ‘inservibili'”, – spiega l’avvocato della Lav, Carla Campanaro. (ANSA)
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