Catturati per la seconda volta i cavalli selvaggi dell’Aveto, interviene di nuovo Michela Brambilla

E' la seconda volta che vengono catturati, la prima volta fu nel 2015.

“Devono essere garantiti la libertà e il benessere dei cavalli selvaggi dell’Aveto e il modo migliore per farlo, e per ridurre al minimo interferenze con le attività umane, è riportare nel loro ambiente gli animali catturati e ora rinchiusi in un recinto”.

Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, dopo un colloquio telefonico con il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, la cui intenzione – assicura la parlamentare – è “che nessun cavallo abbia danno da qualsiasi azione intrapresa”. A tale scopo Toti ha convocato per domani una riunione con le parti interessate.

“Non ci può essere – sottolinea l’on. Brambilla – alcuna deportazione, men che meno in luoghi dove i cavalli potrebbero essere sfruttati o addirittura macellati. I cavalli selvaggi dell’Aveto vanno riconosciuti e tutelati quale patrimonio della Regione”.

Nei giorni scorsi i volontari che da sempre seguono questa popolazione di cavalli “senza padrone”, una delle poche rimaste in Italia, ne hanno trovati sette rinchiusi in un recinto: qualcuno, col pretesto del “pericolo” per la sicurezza pubblica, li aveva catturati, caricati su un camion e sottratti ai loro pascoli in altura, intorno al lago di Giacopiane, per destinazioni e fini che sfuggono ad ogni controllo. Tra i cavalli catturati c’è una giumenta in stato di gravidanza e non vede da un occhio. 

“Si tratta – ricorda la deputata – di una delle poche popolazioni in Italia di cavalli allo stato di natura: animali liberi, abituati a cavarsela da soli anche nella ricerca del cibo, attentamente monitorati da volontari e ricercatori di varie Università, che da tempo attirano l’interesse dei turisti. Sarebbe opportuno, come il consiglio regionale sembrava orientato a fare, riconoscere la “popolazione rinselvatichita” – di cavalli e stanziare fondi adeguati per salvaguardarli “da maltrattamenti, bracconaggio e macellazioni clandestine”. La prima cosa da fare sarebbe realizzare uno sbarramento “ecologico” che impedisca agli animali di scendere troppo a ridosso delle frazioni più abitate. Invece oggi questi cavalli, così amati dai turisti, sono esposti agli abusi e all’arbitrio di chiunque decida di approfittarne”.

Già nell’aprile del  2015 l’onorevole Brambilla con un blitz, aprì i cancelli del recinto di Bevena in cui erano stati rinchiusi una decina di cavalli dopo una trattativa col sindaco che alla fine acconsentì la liberazione degli equidi. Ora si ripete la stessa storia se pur già al tempo la Presidente di LEIDAA fece notare che cavalli selvaggi dell’Aveto dovevano essere considerati patrimonio della collettività e non un problema nel territorio. 

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