La recente decisione della Regione Abruzzo di autorizzare la caccia selettiva a quasi 500 cervi, inclusi cuccioli e femmine adulte, ha scatenato un’ondata di critiche e preoccupazioni da parte di numerose associazioni ambientaliste. La delibera, approvata l’8 agosto 2024, prevede l’abbattimento di 469 cervi in due aree della provincia de L’Aquila, dove la densità degli ungulati supera leggermente il limite stabilito dall’Ispra per consentire la caccia di selezione. Per ogni esemplare abbattuto, i cacciatori dovranno pagare una tariffa che varia in base all’età e al genere dell’animale, con prezzi maggiorati per i cacciatori non residenti in Abruzzo.
Questa misura, che entrerà in vigore il 14 ottobre 2024 con l’apertura della stagione venatoria, ha sollevato l’opposizione di molte organizzazioni, tra cui il WWF Italia e l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che la considerano non solo inefficace, ma anche dannosa per l’immagine della regione. L’Abruzzo è infatti noto per la sua convivenza armoniosa con la fauna selvatica, un aspetto che attira turisti e che rischia di essere compromesso da questa decisione.
Le associazioni ambientaliste sostengono che l’abbattimento non risolverà i problemi di convivenza tra cervi e attività agricole, né ridurrà il rischio di incidenti stradali, uno dei motivi addotti per giustificare la caccia. Anzi, come dimostrato dalla gestione dei cinghiali, la caccia potrebbe addirittura peggiorare la situazione, contribuendo alla creazione di nuovi nuclei familiari e all’aumento della popolazione. Al contrario, esistono misure preventive e soluzioni alternative che potrebbero essere adottate, come l’installazione di attraversamenti stradali, dissuasori e l’uso di fondi del PNRR per il contrasto alla perdita di biodiversità.
L’Oipa, in particolare, ha espresso sorpresa per questa delibera, definendola un’irruzione inaspettata in una regione che fino ad ora aveva gestito la fauna selvatica in modo esemplare. L’organizzazione si unisce all’appello di altre associazioni per annullare la delibera e propone l’istituzione di un tavolo di esperti per discutere soluzioni alternative nel rispetto degli animali, che sono tutelati dalla Costituzione italiana come bene collettivo.
Le associazioni chiedono alla Regione Abruzzo di rivedere la propria decisione, sottolineando che la maggioranza dell’opinione pubblica italiana è contraria alla caccia e favorevole alla protezione della fauna selvatica. La speranza è che si possa trovare un equilibrio tra la necessità di proteggere le attività umane e il dovere di preservare la ricca biodiversità che rende l’Abruzzo una regione unica nel suo genere.
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