5 Stelle sulla questione orso da abbattere: la responsabilità è dei trentini noi avvalliamo la teoria di Marchesini

Non è colpa dell'orso ma dei trentini. Bernini è daccordo con il pensiero dell'etologo Marchesini per il quale il progetto Life Ursus è stato un fallimento.

“Con il parere del Prof. Roberto Marchesini, veterinario, etologo e zooantropologo si confermano scientificamente tutti i rilievi politici che da anni poniamo alla Provincia di Trento e ai Ministri competenti (Ambiente, Salute e Politiche Agricole), in merito alla gestione degli orsi in Trentino.” E’ quanto sostiene il portavoce parlamentare Paolo Bernini, M5S che asserisce “Non siamo disposti ad accettare sommarie e superficiali valutazioni sui comportamenti degli animali che vengono additati come “pericolosi” e conseguentemente condannati a morte o imprigionati, quando la responsabilità di tutto questo, è evidente che sia della Provincia di Trento.

Non siamo nemmeno più disposti ad accettare che, valutazioni etologiche ed ecologiche degli animali, siano effettuate da personale prive delle specifiche lauree e competenze acquisite sul campo, così come abbiamo più volte detto, troviamo inverosimile che un funzionario dello Stato, responsabile per le specie selvatiche, sia stato condannato in via definitiva per reati inerenti la sua specifica professione e attività.

Abbiamo interrogato il Ministro più volte, il quale non ha mai risposto in modo soddisfacente in merito, soprattutto sulla sorte dei due cuccioli di Daniza, strappati prematuramente alla madre, uccisa per negligenza ed imperizia.

Un altro intervento inadeguato e negligente nei confronti di un’altra orsa riproduttiva ( guarda il caso) è da ritenersi inaccettabile non solo eticamente, ma legalmente.
Per questo diffidiamo chiunque dal provvedere a catturare, ridurre in cattività o uccidere un altro orso, non solo perché questo sarebbe l’ennesimo attacco alla biodiversità del nostro Paese concesso da questo Governo nemico dell’ambiente, ma perché si aprirebbero scenari di scontri ad ogni livello: legale, sociale, politico e internazionale.

Noi non staremo a guardare e non consentiremo di proseguire con le menzogne, le false verità, gli attacchi ingiustificati agli animali tutti e al patrimonio indisponibile dello Stato, quindi di tutti noi.” Conclude il deputato Bernini.

Il parere di Roberto Marchesini Etologo, filosofo, scrittore. Fondatore e direttore di Siua, Istituto di Formazione Zooantropologica.

 “Esiste un presupposto scientifico che va preso in seria considerazione nel momento in cui una Provincia, come quella autonoma del Trentino, decide di mettere a punto un “Piano Orso” prendendo i fondi europei del progetto Life Ursus. Si tratta della convivenza. Non si può, infatti, pensare all’orso nei termini di un’oleografia, una cartolina o un documentario che gli abitanti e i turisti possono ammirare da lontano.
La convivenza va costruita e implica tutta una serie di prassi che partano dalla considerazione che l’orso è un animale selvatico, che ha esigenze di movimento sul territorio e che può divenire aggressivo se minacciato nelle sue caratteristiche di territorialità e parentalità. Conoscenze etologiche che devono essere poste alla base della convivenza e che devono fare da fondamento a un’altra altrettanto prescindibile politica dell’educazione di chi vive nel territorio. La popolazione, in questo caso del Trentino, deve essere informata su come ci si debba comportare, cosa va fatto e cosa non va fatto in quei contesti dove l’orso vive.
Prendiamo ad esempio il caso emblematico dell’orsa Daniza uccisa nel settembre del 2014. In quell’episodio vi è stata chiaramente una costellazione di comportamenti sbagliati che hanno fatto capitolare gli eventi nel modo che ben conosciamo: la persona che non si fa sentire, che si muove di soppiatto, che si avvicina ad un’orsa che ha con sé i propri cuccioli. La reazione di Daniza è stata del tutto prevedibile come non posso pensare di entrare nella gabbia del leone e pensare che l’animale non mi aggredisca. Il punto fondamentale è proprio questo, Daniza non era un’orsa pericolosa, era semplicemente un’orsa che si comportava da orsa.

Quella che manca è la cultura con cui si gestisce un territorio dove non viene fatta educazione alla convivenza, non si fa monitoraggio, non si danno informazioni adeguate alla popolazione, non si fa educazione nelle scuole. Sia chiaro, se si prendono dei fondi per attuare progetti come quello Life Ursus, ci sono anche responsabilità e doveri. Quello che sta succedendo in Trentino, purtroppo, ha tutte le sembianze di una logica furbesca, di rapina, d’improvvisazione da parte di chi ha intascato dei soldi ma non si è mai assunto le adeguate responsabilità.
Rispetto a quest’ultimo caso di presunta aggressione, mi urge rilevare alcuni aspetti a mio avviso fondamentali nell’analisi dell’episodio: non si può pensare di andare a passeggiare in un bosco con un cane senza guinzaglio. Il cane fiuterà le tracce dell’animale selvatico, una volta trovato e resosi conto delle dimensioni impari, tornerà dal proprietario assieme all’orso. Anche in questo caso, l’orso che comportamento ha attuato? Ha difeso la propria incolumità e il proprio territorio. Non si tratta di un orso impazzito o sociopatico, ma di un orso. Se la Provincia decide che bisogna convivere con gli orsi, i proprietari dei cani che vogliono fare una passeggiata nei boschi devono sapere che i loro cani vanno tenuti al guinzaglio perché in certe circostanze, come poi di fatto è avvenuto, il rischio non è probabile, è sicuro.
Infine, chi oggi afferma di voler abbattere l’orso, come a suo tempo è stato per Daniza, sta facendo un’operazione capziosa, furbesca, un’operazione che non è in linea con il progetto stesso. A questo punto, l’amministrazione dovrebbe avere il buon gusto di restituire i fondi europei considerato il fatto che il progetto è stato un fallimento.”

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