5 giugno, giornata mondiale dell’ambiente: è un giorno per riflettere su quanto stiamo perdendo

Le Nazioni Unite hanno scelto il 5 giugno per celebrare la Giornata mondiale dell’ambiente. In questo giorno si sottolinea il fatto che la protezione e la salute dell’ambiente sono una questione importante, che influisce sul benessere dei popoli e sullo sviluppo economico in tutto il mondo. La celebrazione di questa giornata ci offre l’opportunità di riflettere per un comportamento responsabile da parte di individui, imprese e comunità nel preservare e migliorare l’ambiente.

Sono molti i Paesi che nel mondo daranno il via ad iniziative importanti per dare un contributo incisivo per recuperare anche in piccolo parte i danni che l’uomo ha provocato sull’ambiente.

La Giornata mondiale dell’ambiente 2021, che quest’anno conta con il Pakistan come paese ospitante per le sue celebrazioni ufficiali, chiede un’azione urgente per far rivivere i nostri ecosistemi danneggiati.

Dalle foreste alle torbiere alle coste, dipendiamo tutti da ecosistemi sani per la nostra sopravvivenza. Gli ecosistemi sono definiti come l’interazione tra gli organismi viventi – piante, animali, persone – con l’ambiente circostante. Il ripristino dell’ecosistema è un’impresa globale su vasta scala. Significa riparare miliardi di ettari di terra – un’area più grande della Cina o degli Stati Uniti – in modo che le persone abbiano accesso a cibo, acqua pulita e lavoro.

Significa riportare in vita piante e animali dall’orlo dell’estinzione. Il ripristino degli ecosistemi comporta notevoli benefici anche per le persone. Secondo l’ONU, sono dieci i paesi che hanno investito maggiormente nel “restauro ambientale”  per migliorare e adattarsi a un clima che sta già cambiando. Tra questi purtroppo manca l’Italia.

Etiopia

In occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, il presidente dell’Etiopia lancia un progetto che mira a piantare 5 miliardi di piantine di alberi durante la stagione delle piogge che va da giugno a settembre, fissando la Giornata mondiale dell’ambiente come giorno in cui contrassegnare un programma per combattere la desertificazione e rendere la nazione più verde. La piantumazione si pone l’obiettivo di raddoppiare la sua copertura forestale entro il 2030.

Pakistan

Il Pakistan ha assunto decine di migliaia di persone che hanno perso il lavoro durante i blocchi per il COVID-19 per piantare alberelli, tra cui gelsi e acacie. Il governo, che ha lanciato il programma 10 miliardi di alberi Tsunami nel 2018, ha esentato l’iniziativa da alcune restrizioni di blocco.

Francia

Circa un terzo del pacchetto di recupero di 100 miliardi di euro (120 miliardi di dollari) della Francia è destinato ad accelerare l’inverdimento dell’economia. Tra le varie iniziative vi è il reimpianto e il ripristino di centinaia di chilometri di siepi lungo i confini dei campi e il sostegno ai sistemi alimentari locali e all’agricoltura urbana .

Nuova Zelanda

La Nuova Zelanda ha stanziato 1,1 miliardi di dollari neozelandesi (750 milioni di dollari statunitensi) in fondi per creare fino a 11.000 “posti di lavoro ambientali” che comprendono il ripristino delle zone umide , la rivegetazione delle aree protette e la protezione delle zone ripariali. 

Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord

Il Regno Unito prevede di investire fino a 40 milioni di  sterline (52 milioni di dollari) in un cosiddetto Green Recovery Challenge Fund. Aiuterà i gruppi ambientalisti e le autorità pubbliche a creare o salvaguardare fino a 5.000 posti di lavoro nella conservazione e nel ripristino della natura, con particolare attenzione alla piantumazione di alberi e alla riabilitazione delle torbiere. Il Regno Unito sta inoltre sviluppando un sistema per valutare il proprio capitale naturale per migliorare la propria comprensione degli habitat e fornire una guida migliore per il processo decisionale.

Finlandia

La Finlandia spenderà 53 milioni di euro (63 milioni di dollari) in aree ricreative, servizi idrici e conservazione delle foreste. Ulteriori 13,1 milioni di euro (15,5 milioni di dollari) saranno destinati alla riabilitazione degli habitat naturali, comprese le foreste, e allo sviluppo del turismo naturalistico. Questi fondi sono destinati alle imprese statali incaricate di catturare il carbonio e proteggere la biodiversità.

Colombia

Il piano di recupero della Colombia includono il rimboschimento e il sostegno all’agricoltura sostenibile. Per invertire la deforestazione e combattere il cambiamento climatico, il governo mira a piantare 180 milioni di alberi, di cui circa 50 milioni dovrebbero essere interrati entro la fine del 2020. Il governo prevede inoltre di rafforzare le normative minerarie per proteggere l’ambiente.

Islanda

L’ Islanda ha stanziato 200 milioni di ISK (1,5 milioni di dollari) per progetti di sequestro naturale del carbonio, tra cui l’espansione delle foreste di betulle autoctone e il ripristino delle zone umide. L’Islanda sta anche portando avanti i piani per vietare la vendita di plastica monouso, come posate e contenitori per alimenti, per combattere l’inquinamento degli ecosistemi marini.

Kenia

La capitale del paese, Nairobi, ha assunto famiglie un tempo indigenti per ripulire i suoi parchi e corsi d’acqua, aiutando molti a guadagnare denaro e ad uscire dalla strada. I funzionari della città stanno già vedendo benefici ambientali: 1.200 tonnellate di spazzatura sono state rimosse e il pesce sta tornando al fiume Nairobi.

Irlanda

L’Irlanda ha annunciato un extra di 15 milioni di euro (18 milioni di dollari) per accelerare un programma di riabilitazione di 33.000 ettari di torbiere degradate dallo sviluppo. Il programma è progettato per aumentare l’area delle zone umide a favore delle specie in via di estinzione , come la starna e la farfalla palustre, e ridurre le emissioni di gas serra.

Si al recupero delle aree verdi ma il nostro consiglio e fermare i danni ambientali anche stando attenti a ciò che mangiamo

In nessuna delle iniziative elencate dall’ONU vi è menzione degli allevamenti intensivi, prima causa di inquinamento più ancora dei mezzi di trasporto. Eppure il settore zootecnico europeo emette l’equivalente di 502 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, ma considerando le emissioni indirette di gas serra derivanti dalla produzione di mangimi o dalla deforestazione, queste arriverebbero a toccare le 704 milioni di tonnellate di CO2. Una cifra enorme che supera le 655,9 tonnellate prodotte dai veicoli circolanti nell’UE. L’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi è quindi maggiore di tutto quello dei trasporti. Quindi se ognuno di noi rinunciasse alla carne, il pianeta potrebbe rigenerarsi almeno di un terzo. Riflettiamo e cambiamo le nostre abitudini alimentari. 

LASCIA UN COMMENTO